Montepremi da sogno, arene gremite di fan, milioni di spettatori a livello internazionale: gli esport – intesi come competizioni videoludiche – sono anche questo. Ma è soprattutto la passione per i videogiochi, unita a una buona dose di disciplina e perfezionismo, che spinge migliaia e migliaia di persone a diventare giocatori professionisti. Il sogno è quello di vincere, mostrare il proprio talento nei palchi più illustri del settore, confrontarsi con i più esperti, e farsi strada in quello che è ormai diventato un fenomeno globale il cui seguito, in continuo aumento, non ha nulla da invidiare a quello riservato alle più tradizionali discipline sportive. Se anche voi amate la competizione e vi state avvicinando per la prima volta a questo mondo, la nostra classifica dei migliori giochi competitivi di sempre vi fornirà le basi per orientarvi al meglio.
1. Counter-Strike
Partiamo da una serie che ha scritto la storia dell’esport e dei giochi di combattimento in generale, ispirando molti titoli successivi come ad esempio Overwatch. Nato inizialmente come mod di Half-Life nel 1998, il primo Counter-Strike (ufficialmente Counter-Strike 1.6) è diventato standalone nel 2000 dopo l’acquisto da parte di Valve, e ha riscosso un successo immediato a livello planetario; si è inoltre distinto per un livello di realismo ancora difficile da raggiungere all’epoca, che gli è valso la censura in Brasile nel 2008 per via di alcune scene ritenute troppo crude.
Con il passare degli anni, nonostante svariati sequel e altrettanti tentativi di imitazione più o meno riusciti, questo sparatutto in prima persona ha continuato a rappresentare un punto di riferimento per gli appassionati del genere. In Counter-Strike i giocatori sono suddivisi in 2 squadre (terroristi e antiterroristi) e hanno il compito di completare determinati obiettivi (innesco o disinnesco di bombe, sorveglianza o assassinio di determinati giocatori, salvataggio di ostaggi) entro la conclusione della partita. I giocatori che completano un obiettivo, vincono un round o uccidono un nemico vincono un bonus in denaro.
2. League Of Legends
Nel 2009 Riot Games realizza un MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) accessibile e gratuito, destinato a diventare un vero e proprio classico degli esport: League Of Legends (o semplicemente LoL) raggiunge ben presto una popolarità incredibile che non viene intaccata nemmeno dall’uscita del suo diretto concorrente DOTA 2; essa è anzi aumentata negli ultimi anni, grazie anche al successo della serie di animazione Arcane che svela il passato di alcuni suoi personaggi.
In questo gioco scendono in campo a darsi battaglia 2 squadre rivali da 5 giocatori, con l’obiettivo di difendere il proprio territorio e abbattere determinate strutture nemiche: torri, inibitori e soprattutto il Nexus, la cui distruzione determina la vittoria della partita. Ogni giocatore assume il controllo di un Campione dalle abilità uniche, scegliendo tra ben 162 possibili personaggi con diversi ruoli e stili; nel corso della partita, sconfiggendo vari tipi di avversari tra cui i Campioni nemici, sarà possibile salire di livello e ottenere oro e preziosi buff con cui potenziare il proprio personaggio.
3. DOTA 2
Torniamo in casa Valve per occuparci di DOTA 2, pubblicato 10 anni fa come sequel di Defense of the Ancients, che anche in questo caso era una mod creata dalla community di Warcraft III: Reign of Chaos per la sua espansione The Frozen Throne. Lo svolgimento del gioco è simile a quello degli altri MOBA: si gioca in 5 contro 5 puntando a conquistare il territorio nemico difendendo il proprio. Ciascun giocatore controlla un personaggio – qui chiamato Eroe e scelto da un ricco roster di oltre 100 elementi – con caratteristiche uniche, ma sufficientemente versatile da ricoprire svariati ruoli nel corso della partita.
È stato proprio questo focus sulle abilità individuali a conquistare il pubblico, rendendo DOTA 2 non solo uno dei titoli più giocati su Steam ma anche uno degli esport più seguiti: sono numerose le competizioni a esso dedicate a livello internazionale, e vantano spesso montepremi con cifre da capogiro (234 milioni di dollari in totale nel 2020, secondo il sito SafeBettingSites). Per ottenere la vittoria sarà però necessario anche sapersi coordinare con il resto della squadra e saper elaborare la strategia adatta a ogni partita, che non sarà mai uguale a quelle precedenti. Rispetto a League Of Legends, DOTA 2 presenta meccaniche riservate decisamente ai più esperti, e risulta quindi meno accessibile ai semplici appassionati di videogiochi.
4. Valorant
Non contenta del successo planetario di League Of Legends, nel 2020 Riot Games si cimenta anche con il suo primo FPS tattico free-to-play, che in pochissimi anni è riuscito ad attirare l’attenzione di un pubblico parecchio variegato: pur essendo ancora un nuovo arrivato nella scena esport, Valorant vanta già una community piuttosto nutrita, con numerosi tornei internazionali organizzati da terze parti e giocatori veterani in arrivo da competizioni ben più blasonate.
Il punto di forza di questo gioco è però la sua discreta accessibilità, che permette anche ai meno esperti di cimentarsi in vari ruoli e stili senza dover fare necessariamente affidamento sulla propria abilità con le armi da fuoco: gli eroi a disposizione dei giocatori presentano non solo caratteristiche uniche ma anche profili e origini diverse, sullo stile di Overwatch che punta anch’esso su una maggiore caratterizzazione del propri personaggi rispetto agli sparatutto vecchio stile. L’obiettivo di ogni partita, suddivisa in round a tempo, consiste generalmente nel piazzare o disinnescare esplosivi o annientare la squadra avversaria; esistono però modalità di gioco alternative che prevedono scontri uno-contro-uno allo scopo di accumulare un certo numero di uccisioni, e persino battaglie a palle di neve nella stagione invernale.
5. Fortnite
Pochissimi videogiochi, soprattutto tra quelli competitivi, possono vantare un successo anche solo paragonabile a quello ottenuto da Fortnite a ridosso della sua uscita. Questo sparatutto in terza persona firmato Epic Games ha infatti accumulato un bacino di utenza davvero impressionante, con più di 10 milioni di giocatori in 2 settimane e oltre 125 milioni in meno di un anno: un vero e proprio fenomeno culturale, con celebrità, streamer e influencer del settore pronti a promuoverlo nonché tornei internazionali come la Fortnite World Cup.
Il gioco è famoso soprattutto per la sua modalità Battle Royale: 100 giocatori del tutto privi di equipaggiamento vengono paracadutati sull’area di gioco, che dovranno esplorare a dovere alla ricerca delle risorse migliori a disposizione. Sulla mappa imperversa una tempesta, che con il trascorrere del tempo restringerà progressivamente la mappa costringendo i giocatori ad affrontarsi in scontri sempre più ravvicinati. Nonostante lo stile apparentemente scanzonato, Fortnite presenta alcune meccaniche complesse e a volte difficili da padroneggiare per i non esperti del genere.
6. StarCraft 2
Trasferiamoci ora nello spazio profondo per una serie di giochi di strategia in tempo reale (RTS) a tema fantascientifico, che ha posto le basi per lo sviluppo dell’esport. Il successo del primo StarCraft, uscito nel 1998, ha ispirato alcuni dei giochi più popolari del momento, come DOTA e LoL; il secondo ha non solo raccolto l’eredità del suo predecessore dal punto di vista stilistico e narrativo, ma anche dato vita a una scena competitiva di tutto rispetto. La sua influenza si è estesa a livello globale, grazie anche a manifestazioni annuali promosse dalla stessa Blizzard come la StarCraft 2 World Championship Series, ma è soprattutto in Sud Corea che si conta la maggior parte dei giocatori professionisti.
7. Overwatch
Nel 2016 Activision Blizzard pubblica Overwatch, scrivendo così un nuovo importante capitolo nella storia dei FPS tattici: un’enorme fetta di pubblico si lascia conquistare da questo coloratissimo sparatutto grazie alla sua fluidità di gioco, al suo stile dinamico e soprattutto ai 32 Eroi che mette a disposizione dei giocatori, alcuni dei quali sono diventati delle vere e proprie icone del panorama videoludico. Nel 2018 entra di diritto nella scena esport, con l’inizio della seguitissima Overwatch League. Il percorso di questo gioco si è concluso ufficialmente alla fine dello scorso anno, con l’avvento del suo sequel free-to-play: nonostante una partenza un po’ titubante, sembra che anche per Overwatch 2 ci sia spazio per crescere e rivelarsi uno dei migliori giochi competitivi in circolazione.
8. Tekken 7
Nella nostra classifica non poteva mancare un picchiaduro, e in particolare un franchise che ha fatto scuola nel suo genere. Se per i fan della modalità singleplayer il fascino dei giochi Tekken risiede semplicemente nel loro variegato cast di personaggi e nei loro particolarissimi stili di combattimento, il settimo capitolo della serie è perfetto per i più competitivi, che cercano finezza e precisione in ogni combinazione di tasti ma soprattutto una maggiore complessità; e tornei ufficiali come il Tekken World Tour e la Tekken Online Challenge hanno contribuito in modo importante ad ampliare ulteriormente quest’ultima categoria di estimatori.
9. Call Of Duty
Non è necessario essere esperti di esport né di sparatutto in prima persona per sapere che Call Of Duty è una delle serie di videogiochi più popolari e prolifiche in assoluto; ma forse pochi sanno che le vendite totali raggiunte dal franchise dal 2003 ad oggi superano i 15 miliardi di dollari. Alcuni dei numerosi capitoli di cui si compone sono inoltre dei veri e propri pilastri della scena competitiva internazionale: si va da Modern Warfare, che ha permesso l’introduzione di alcuni tornei assai seguiti ancora oggi, al battle royale free-to-play Warzone, che ha registrato più di 6 milioni di giocatori nelle prime 24 orepost-lancio e ne conta oggi più di 100 milioni; e non si può non citare Black Ops II, considerato da molti il titolo più competitivo della serie. Se siete appassionati di FPS a tema militare, troverete in Call Of Duty pane per i vostri denti.
10. Apex Legends
Apex Legends è un battle royale in prima persona a squadre, che prevede fino a 20 team da 3 giocatori: si atterra su un’isola, si cercano armi e munizioni e ci si prepara a far fuori tutte le squadre avversarie; ogni giocatore può selezionare un Mercenario con delle abilità uniche e un determinato stile di gioco, e impiegarlo in ruoli difensivi, offensivi o di supporto. L’universo è lo stesso di Titanfall, con cui Apex Legends condivide diverse meccaniche pur non facendo strettamente parte della serie. In questo gioco è essenziale saper fare gioco di squadra, oltre a mostrare rapidità e prontezza di riflessi.
Dopo la sua uscita nel 2019, Apex Legends ha raccolto lo stesso bacino di utenza di Fortnite in soli 3 giorni, complice anche un gameplay più fluido e semplice da padroneggiare rispetto a questo suo concorrente. Esso vanta comunque numerosi tornei professionistici, tra cui il la Apex Legends Global Series (ALGS), che raccoglie ogni anno decine di migliaia di spettatori; il montepremi dell’edizione 2022 si aggirava sui 2 milioni di dollari.
11. Playerunknown’s Battleground
Per chi ama il realismo nei giochi competitivi, Playerunknown’s Battleground (detto anche PUBG) è un vero e proprio must: a partire dalla sua uscita nel 2017 ha collezionato più di 40 tornei ufficiali, che hanno attratto migliaia di professionisti di esport provenienti da tutto il mondo ed elargito premi in denaro per oltre 15 milioni di dollari. In questo gioco, come del resto in tutti i classici battle royale, 100 giocatori saranno impegnati in una battaglia per la sopravvivenza e dovranno raccogliere quante più risorse possibile per affrontare al meglio ogni scontro, mentre l’area di gioco si riduce con il trascorrere del tempo.
12. Tom Clancy’s Rainbow Six Siege
Tra i tanti giochi Ubisoft tratti dai romanzi di Tom Clancy, Rainbow Six Siege sembra quello destinato a superare la prova del tempo. Diretto successore di Rainbow Six Vegas 1 e 2, questo sparatutto in prima persona punta sia sulla cooperazione tra giocatori che sulla competizione, facendo gola a tantissimi veterani dell’esport.
Ogni partita comprende un massimo di 10 giocatori suddivisi in 2 squadre e scelti in base al loro livello di esperienza, che determinerà anche le modalità di gioco a cui avranno accesso. Gli obiettivi sono generati casualmente – come anche le mappe – e consistono nel mettere in sicurezza un contenitore, scortare o salvare un ostaggio e piazzare o disinnescare una bomba. Degna di nota l’enfasi sulla distruzione degli ambienti: può rendersi necessario abbattere pareti, pavimenti e soffitti per creare nuovi punti d’accesso o di copertura dagli attacchi nemici. Non è presente una campagna tradizionale ma solo una serie di brevi missioni giocabili in solitaria, che fungono da tutorial per i nuovi arrivati.
13. Rocket League
La scena esport è dominata dai giochi di combattimento, ma esistono anche alcune illustri eccezioni: la più interessante è probabilmente Rocket League, pubblicato da Psyonic nel 2015 e capace negli anni successivi di sviluppare una community ampia e affezionata. Non mancano nemmeno in questo caso le competizioni di prestigio per gli appassionati: tra queste spicca la Rocket League Championship Series, che arriva spesso a montepremi di diversi milioni di dollari. Nonostante il ghiotto bottino messo in palio per i giocatori, moltissimi fan si limitano tuttavia ad assistere ai match, che consistono fondamentalmente in brevi ma rocambolesche partite di calcio tra macchine acrobatiche: il divertimento è assicurato anche ai semplici spettatori.
14. Super Smash Bros.
Torniamo ora ai picchiaduro per dedicarci a una serie crossover più che ventennale, che riunisce i personaggi più amati dell’universo Nintendo (con qualche prestito qua e là anche da altri franchise) e li fa combattere tra loro in duelli incredibilmente avvincenti: con questa premessa non stupisce affatto che Super Smash Bros. abbia polverizzato i record di vendite del settore alla sua uscita, affermandosi anche nel panorama esport. Pur non avendo mai goduto di competizioni ufficiali supportate da Nintendo, questi giochi sono spesso una presenza fissa nei tornei internazionali di più alto profilo, come il Major League Gaming (MLG) e l’Evolution Championship Series (EVO).
15. For Honor
Per concludere la nostra classifica dei migliori giochi competitivi di sempre, mettiamo da parte le armi da fuoco e gli scontri all’ultimo millesimo di secondo per imbracciare spada e scudo e addentrarci nell’universo simil-medievale di For Honor: si tratta di uno dei giochi Ubisoft più sottovalutati degli ultimi anni, anche in ambito competitivo; ma anche grazie al continuo supporto da parte del team di sviluppo, la sua community si è andata consolidando nel tempo. In questo gioco vestirete i panni di un Eroe a scelta fra 32 modelli disponibili (tra Cavalieri, Vichinghi, Samurai, Wu Lin e Viaggiatori) suddivisi in 4 classi (Avanguardia, Pesante, Assassino e Ibrido), e sfiderete altri giocatori in 7 diverse modalità di gioco possibili; il combattimento, seppur affrontato con armi bianche spesso ingombranti, risulta fluido e intuitivo ma non banale, ed evita il button-mashing più spietato grazie alla possibilità di variare la direzione di colpi e parate.
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